«I am opening up a hybrid terrain, where the everyday familiar elements captured on a smartphone can be seen and understood from new perspectives when juxtaposed with abstract forms, rhythms and colours»
Hazel Ann Watling
Hazel Ann Watling, giovane artista inglese nata nel 1984, presenta un lavoro inedito, concepito site-specific per la mostra PostDigitalPink, ospitata nelle sale della galleria Die Mauer. Partendo da una riflessione maturata nel corso dell'elaborazione curatoriale, l'artista ha deciso di far uso, per la prima volta, di un archivio d'immagini collezionate sull'account noisetierlenoisetier dell'applicazione per smartphones Instagram. Constatando la sua bulimica produzione, Watling ha iniziato a interrogarsi sul ruolo assunto da questa raccolta nella sua pratica pittorica, individuando nello schermo una sorta di sketchbook digitale attraverso il quale raccogliere e immagazzinare gli elementi della realtà che più le interessano. La banca dati, disponibile online e consultabile all'indirizzo colourmemagenta.blogspot.fr , si distingue immediatamente per il forte carattere pittorico espresso dalle immagini, che si presentano come studi o schizzi preparatori. Tale presa di coscienza ha indotto Watling a lavorare direttamente con questo nucleo, utilizzandolo come superficie di lavoro o tela virtuale. La transizione verso la pittura after digital si è così materializzata nella velatura magenta applicata tramite Photoshop, nella stampa del file immagine e in una – o più – produzioni su tela. L'artista, in questo modo, ha dato vita a installazioni aggiornate, che tengono conto delle conseguenze della rivoluzione digitale relazionandovisi attraverso il medium, più classico, della pittura. La mostra, in questo modo, pur mantenendo un approccio formalista, si apre ad alcune questioni d'attualità: in che modo la pittura può confrontarsi con un mondo nel quale gli schermi sono onnipresenti? La velocità produttiva introdotta dal digitale può influenzare la realizzazione o la fruizione di un'opera? Cosa sta caratterizzando la pittura di oggi?
Una peculiarità del progetto di Watling è il colore magenta, una sorta di cifra stilistica che unisce tutte le opere realizzate per PostDigitalPink. Utilizzato da softwares e stampanti come colore primario – insieme al ciano, al giallo e al nero – viene impiegato dall'artista per i suoi rimandi all'intimità, alla soggettività e all'erotismo. Il ricorso a questa gamma cromatica per stampe commerciali ricorda però un esempio più storico, che sembra avere delle affinità con questa pratica: Sigmar Polke. Il suo Uranium (Pink) del 1992, esposto di recente alla Tate Modern di Londra in occasione di una retrospettiva intitolata Alibis. Sigmar Polke (1963-2010), dialoga perfettamente con l'opera di Watling grazie ai rimandi di stile, forma e formato che innesca. Unica differenza è la confusione che la più giovane artista cerca di provocare nella sua opera, in cui plurimi livelli di lettura coesistono. Mischiando stampe, acrilici su tela, acrilici su carta e compensato, Watling fonde le sue immagini attraverso una liquefazione delle forme. L'oscillazione tra astratto e figurativo, fotografia e pittura, stampa e tela, apre un terreno ibrido, contraddistinto da velature, giustapposizioni, ritmi e colori che rendono complessa e intrigante la deambulazione nelle sale della mostra. Le dimensioni abbastanza importanti dei lavori, invece, possono far pensare agli artisti della tendenza Color Field Painting, mentre la molteplicità degli elementi di cui si compone l'installazione è frutto dell'attitudine sovraproduttiva del mondo virtuale e di una sensibilità per la ritmica delle forme. L'idea d'istante suggerita da Instagram ha infatti cambiato la maniera di annotare momenti e sensazioni, catturati e immediatamente pubblicati. Watling sostiene che «this increased rapidity in notetaking is symptomatic of society's new tempo» e procede a una resa di questa accelerazione. PostDigitalPink vuole quindi porsi come un'esperimento, estetico e ritmico, senza soluzione di continuità.
Alessandro Gallicchio
Die Mauer - arte contemporanea, Prato
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